RatMan 112 – una recensione sconsolata

Tra il sottoscritto e RatMan c’è un rapporto molto particolare. Il primo abbonamento che mai feci in una fumetteria fu la serie autoprodotta da Leo, albetti smilzi autoconclusivi ed esilaranti che uscivano una volta ogni tanto, costavano poco e ti facevano sentire speciale. Speciale perché sostenevi una produzione di nicchia che però era bella, bella, bella in modo assurdo.

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Uno dei numeri più belli in assoluto

Poi passarono gli anni e Ratman divenne Ratman collection. Quelle storie furono ristampate in tutte le salse. Sette anni fa ritrovai quegli albetti e scoprii che su Ebay li compravano per un bel gruzzoletto. Con quei soldi comprai l’anello di fidanzamento per la donna che sarebbe poi diventata mia moglie.

Ora, credo proprio che mi avrebbe sposato anche se non le avessi regalato quell’anello: se non altro perché avevamo già una figlia da un anno. Ma al mio lato romantico e dagli occhioni luccicanti piace pensare che senza Ratman ora, magari, non sarei qui dove sono, felice come sono.

Quindi, tra me e Ratman, c’è un patto d’onore: insieme, fino alla fine. Qualunque cosa succeda.

Rat-Man

1- Qualunque cosa succeda

Anche se la serie non mi convince più?

Parlandone con alcuni colleghi mi sono visto accusare di conservatorismo. Dice, non puoi aspettarti che Ortolani vada avanti con le storielle alla “the Walking Rat” per tutta la vita. Il ragazzo ha un’età ormai, avrà voglia di variare un po’. Goditi questo nuovo Ratman che non fa sganasciare dalle risate ma è bello lo stesso.

Bello? Leo conosce i tempi comici e tutti i trucchi della narrazione, ha uno storytelling magistrale e conosce l’arte del dialogo. Dopo 112 numeri questo è assodato e l’ultimo numero non fa eccezione.

Ma l’ultimo numero non mi ha fatto ridere mai.

Il che non è necessariamente un problema. Con Ratman fino alla fine, qualsiasi cosa succeda. Dovesse mai diventare un fumetto drammatico come le tragedie dello Sfrangimaroni, io lo leggerei ancora e lo giudicherei come tale. Ma no, il problema è che lui continua a mettere le battute ogni qui e lì; la sensazione però è che ormai lo faccia per sport, come se fosse costretto. Non c’è vita, non c’è slancio, nelle battute di Ratman 112. Io ne avrei fatto a meno.

Anni fa Leo sapeva che avrei scritto questa recensione
Anni fa Leo sapeva che avrei scritto questa recensione

Eppure Leo è ancora capace di slancio. Prendete proprio The Walking Rat: pieno di un umorismo carico della stessa purezza di “Un tranquillo weekend di Torrone”, l’albo che mi fruttò la fetta maggiore di quel gruzzoletto di cui sopra. Per non parlare di altre perle come Ratolik, lo speciale di Lucca Comics e Science, gli Star Rats, Il grande Magazzi.

Quando non c’è Ratman di mezzo, Leo mi fa ancora sganasciare come venti anni fa.

Non è Leo il problema. Non è stanco e svogliato come quegli autori che abbiano perso la vena creativa. Il problema deve essere da qualche altra parte.

2- Sotto le battute, niente

Il problema allora è forse nella storia? Tolte le battute che non fanno ridere, cosa rimane?

La storia di Leo è un tassello fondamentale nell’arazzo di Ratman. Il problema è l’arazzo. Il problema è che da un po’ di tempo a questa parte io non ci capisco più niente.

22

Dov’è Cinzia? e Brakko? Dov’è il maggiordomo? Sono sicuro che da qualche parte si è detto che fine abbiano fatto, ma io non me lo ricordo. Da dove viene sto Valker? Ma non era morto? Sono sicuro che in qualche numero si dice come abbia fatto a tornare, ma io non me lo ricordo. Ah, ma la moglie l’aveva uccisa lui? Non mi ricordo.

Ma che è successo? Chi è quella tizia che si vede alla fine? Che è successo a Deboroh, che significa? Non l’ho capito. Mi sento come quando tutti fanno sì con la testa mentre guardanno 2001 Odissea nello spazio fingendo di capire che cosa sta succedendo.

Quand’è esattamente che Ratman è diventato così, che ho smesso di capire che succede, che ho smesso di ridere alle battute?

Alla fine ho capito. Ho capito dov’è il problema: è Ratman.

penny

Leo è in gabbia e non riesce a liberarsene. Sarà forse come quando non riesci a lasciarti con una ragazza che hai amato per anni, a cui vuoi ancora un mondo di bene, ma non sai come dirle addio. Ci provi, e poi cambi idea, ti prepari il discorsetto che non la faccia soffrire e poi non ce la fai. Le dai appuntamento sotto casa ma poi parli del tempo. La tiri così a lungo con l’incoffessabile speranza che sia lei a lasciare te.

Sono numeri e numeri che Leo ci parla di come dovrebbe finire Ratman ma non ci riesce, che la Storia va di qua e di là e non si lascia terminare finché non lo dice lei…

Caro Leo, hai pensato, forse, che la Storia non ti lascerà finire finché non sarai tu a darci un taglio? Io lo dico per te. Lo dico perché, a malincuore, se non fosse per quell’anello, avrei mollato diverso tempo fa.

Francesco Pone

Francesco Pone legge fumetti da troppo tempo. La sua principale occupazione è tentare di far servire a qualcosa la sua laurea in filosofia.

2 pensieri riguardo “RatMan 112 – una recensione sconsolata

  • 26 Gennaio 2016 in 9:21
    Permalink

    Sottoscrivo ogni singola parola di questa recensione.

    Rispondi
  • 21 Maggio 2016 in 12:21
    Permalink

    Mi hai tolto il pensiero dalla testa e lo hai messo su questa pagina. Ha una paura matta di mollare ma nn capisce che se lo facesse potrebbe iniziare con rinnovato slancio un nuovo capolavoro. Speriamo legga questa recensione e ci rifletta su.

    Rispondi

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