Passato, presente e futuro di Aqualung – Intervista a Paliaga e Carlomagno

Copertina di "Aqualung" volume 2 di Jacopo Paliaga e French Carlomagno.Diamo il benvenuto a Jacopo Paliaga e French Carlomagno, autori della serie Aqualung (di cui potete leggere le nostre recensioni QUI e QUI) giunta finalmente alla terza stagione e già vincitrice di un prestigioso Premio Micheluzzi come Miglior Webcomic nel 2017.

Innanzitutto la domanda di rito: in uno scontro tra Batman e Rambo chi vincerebbe? (Suggerimento: la risposta giusta è “Batman”. Qualsiasi altra risposta verrà modificata in “Batman” dalla redazione.)

Jacopo: Batman.
French: Batman, ovviamente.

A quanto già dichiarato per Aqualung sono previste cinque stagioni, ma che tutto ovviamente dipende dal successo della serie, per cui la domanda è d’obbligo: come sta andando?

Jacopo: In realtà, le cinque stagioni sono assolutamente necessarie per chiudere tutte le trame in sospeso. Non è una storia della quale possiamo dire «Okay, finiamo con una stagione in anticipo, dai». Tutto è pianificato fin nel dettaglio, e cominceremo a chiudere il cerchio a partire dalla quarta stagione. Ci sono dettagli e avvenimenti a cui il lettore non ha sicuramente prestato attenzione, ma che acquisteranno un peso notevole nei prossimi volumi. Tra questi, esempio, un codice segreto che ho ideato e sparpagliato in giro per il fumetto. Un codice composto da numeri romani e la cui soluzione risolve uno dei misteri principali della serie. Oppure, alla fine del primo volume BAO facciamo un salto in avanti di un anno: non è un salto a caso, i lettori rivedranno la stessa identica scena tra un bel po’, leggendola con occhi differenti. Detto questo, fortunatamente sta andando molto bene, sopra le nostre aspettative.

Come detto sopra Aqualung è strutturato editorialmente come una serie TV: una macrotrama suddivisa in stagioni a loro volta suddivise in episodi. La motivazione di questa scelta è esclusivamente pratica (in modo da essere più reattivi a seconda dell’andamento delle vendite) o c’è un’esigenza narrativa dietro?

Jacopo: Come sopra, non ci stiamo minimamente preoccupando delle vendite perché, per ora, stanno andando bene. Quindi siamo liberi di procedere con la storia concentrandoci solamente sul raccontarla come meglio crediamo. La suddivisione in stagioni nasce per un paio di motivi. Primo, ogni stagione deve raccontare qualcosa, quindi questa divisione ci permette di aprire e chiudere un discorso all’interno di un singolo volume e, allo stesso tempo, di pianificare accuratamente una macro-trama. Secondo, per l’uscita online carichiamo su coldcove.com un capitolo a settimana, quindi, in breve, la presenza forte di Aqualung sul web si riduce a 10-16 settimane. Proporre questa serie in stagioni ci permette di stringere un patto con il lettore, ovvero: seguici per queste dieci settimane e poi ci vediamo l’anno prossimo. Questo perché Aqualung è un fumetto dall’ingombrante continuity, e non puoi leggerne un episodio sì e l’altro no come può succedere, ad esempio, con le strisce umoristiche che alcuni colleghi pubblicano sui social. È un fumetto che richiede molta attenzione da parte del lettore. C’è anche un terzo motivo, ovvero il tempo di realizzazione: va bene che French è un siluro, molto veloce, però lavorare a un fumetto come Aqualung richiede tempo, e la suddivisione in stagioni ci permette di non lasciare troppe cose in sospeso tra un’annata e l’altra e di offrire ai lettori un parziale senso di chiusura alla fine di ogni volume.

Oltre alle influenze del piccolo schermo sembrano evidenti anche quelle dei b-movie anni ‘50 come Il mostro della laguna nera di Jack Arnold e quelle letterarie (penso a Lovecraft). Quali sono le fonti che hanno contribuito a costruire il mondo di Aqualung e quanto sono legate al vostro personale immaginario?

Jacopo: Pochi giorni fa ho ritrovato il file che, nel novembre 2014, ho mandato a French per proporgli Aqualung. Lì, come influenze personali, riportavo Buffy l’ammazzavampiri, The O.C., Fringe, Lo squalo, vari b-movie con mostri marini tipo Creatura di Benchley, Invincible di Kirkman, i Fantastici Quattro di Hickman, Scott Pilgrim e One Piece. È anche vero che le influenze alimentano costantemente la serie, complice la cadenza annuale delle varie stagioni. Per questa terza stagione, ad esempio, mi sono riletto tutto Naruto, che ha un ritmo incredibile, ho studiato le scene di combattimento in Last Man, poi molto Lemire e molto Millar. Va a periodi, insomma.

French: Devo ammettere che va molto a periodi anche per me. Quando abbiamo cominciato, due anni fa, avevo determinate influenze, mentre ora non dico che siano cambiate totalmente, ma chi fa il nostro mestiere viene costantemente ispirato da quello che ha intorno e dagli altri artisti, come è normale che sia. Poi chiaramente ho dei punti di riferimento fissi a livello di gusti personali, ma che non per forza si riflettono poi sui miei disegni, come ad esempio Cyril Pedrosa, Otto Schmidt, John Romita JR e tantissimi altri.

La grande maggioranza delle vignette della serie sono in “cinemascope”, che occupano tutta la larghezza della pagina. Sicuramente è uno stratagemma molto funzionale alla struttura del webcomic (che è il medium nativo della serie), ma rende ancor più efficace l’intenzione cinematografica della narrazione. Come nasce questa scelta?

French: Nasce proprio dall’esigenza di raccontare la nostra storia sul web. La decisione è stata presa proprio in funzione di quello, perché la lettura è effettivamente più fluida e facilitata dal fatto di avere vignette strette e lunghe. Per la prima volta, invece, a differenza delle due precedenti stagioni, stiamo provando a pensare pagina per pagina con una gabbia più libera rispetto a prima, anche se per la versione online rimontiamo il capitolo e cerchiamo di dargli il solito taglio, stiamo facendo il contrario rispetto a quello che facevamo prima, ovvero partire dalla carta e adattare all’online.

Per quanto riguarda French, quanto è stato difficile, se lo è stato, reinventarsi fumettista partendo dal lavoro di illustratore e character designer?

French: La realtà è che non lo è stato. Io nasco come illustratore, almeno idealmente. Ho frequentato il corso di illustrazione allo IED e ho sempre lavorato in funzione di quello, anche se ho sempre avuto la forte passione per il fumetto. Il mio percorso è stato un po’ più lungo perché mi ha portato, dopo lo IED, a entrare nel mondo della pubblicità, ma ho sempre saputo che prima o poi avrei voluto buttarmi a capofitto nel fumetto. Devo dire che sono stato fortunato a conoscere Jacopo, che mi ha aiutato moltissimo a conoscere alcuni meccanismi che mi mancavano, quindi effettivamente non è stato troppo difficile soprattutto grazie a lui.

Infine: cosa dobbiamo aspettarci dal futuro di Holly e compagni?

Jacopo: Spero niente, nel senso che stiamo giocando molto con cose che il lettore non dovrebbe aspettarsi. Dagli ultimi due capitoli della seconda stagione, fino a metà di questo terzo volume, ho cominciato una destrutturazione delle fondamenta della serie, togliendo appigli sicuri e rimescolando le carte in tavola, in modo tale da cominciare a costruire la strada che punterà dritta al finale della serie. Più in generale, aspettatevi tanto dolore, molta crescita, cambiamenti, con una seconda metà della terza stagione molto frenetica e corale, visto che abbiamo da poco annunciato l’arrivo dell’Aqualeague, e poi una quarta annata molto oscura e dalle tematiche abbastanza pesanti. Speriamo di farvi divertire.

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