La virgola e il punto – Una piccola avventura letteraria

La virgola e il punto è un libro illustrato per bambini realizzato da tre giovani autori torinesi: magari non brilla per la trama, ma i disegni pucciosi lo fanno comunque leggere con piacere.

Nel 2018 festeggia i cinque anni di attività la ManFont, nata come collettivo di autori, cresciuta come associazione culturale e ora casa editrice di titoli importanti come Kimera Mendax. Si tratta di una piccola, ma preziosa realtà editoriale interamente torinese che dà spazio a praticamente qualunque tipo di storia e soprattutto ha un atteggiamento profondamente etico nei confronti dei propri autori, detentori al 100% dei diritti sulle proprie opere e persino dei guadagni quando avvengono dal vivo (per esempio alle fiere del fumetto) senza dover nulla alla casa editrice. È palese che si tratta di un’attività fatta per passione e non per il vile denaro, e questo non può che essere apprezzato, al di là della qualità delle singole opere, a volte non eccezionale come nel caso de La virgola e il punto.

Copertina de "La virgola e il punto" di Giovanni Federico, Erika Bertoli e Federica Zancato.Nato da un lavoro a sei mani fra scrittore, disegnatrice e colorista, La virgola e il punto non è un fumetto bensì un libro illustrato per l’infanzia, il primo della nuova collana per bambini Mini ManFont che si propone come storia edificante, ma svolge il suo ruolo solo parzialmente.

Probabilmente il problema principale del volume è che le sei mani non hanno lavorato insieme, o quantomeno questo è quello che appare dal punto di vista del lettore: la storia e le immagini infatti non sembrano camminare sempre di pari passo, con le seconde che interpretano il testo più che illustrarlo.

La sceneggiatura di Giovanni Federico racconta la storia dei caratteri di stampa di un libro come personaggi fisici reali che si animano quando nessuno li vede, un po’ come i giocattoli di Toy Story. La protagonista è una virgola di nome Virginia che, sentendosi nient’altro che un’insignificante virgola circondata da caratteri di stampa più importanti, decide di diventare famosa e va a esplorare il mondo alla ricerca del Grande Punto, ovvero il punto finale del testo. Quando lo trova, costui le dice che gli dispiace, deve andare, il suo posto è là da dove è venuta. Virginia esegue.

Testi

Il problema della trama non è la sua deliziosa semplicità: è la mancanza di un qualunque sviluppo narrativo. La protagonista Virginia non vuole essere importante, o utile, o trovare una sua identità, o capire il suo posto nel mondo, o altro: no, lei vuole «diventare una celebrità». Ma perché? Per quasi metà volume ci sono solo testi e dialoghi descrittivi, e quando finalmente inizia l’azione nulla di quel che accade ha conseguenze pratiche ai fini della trama. Nel clou della storia, ovvero quando Virginia incontra il millantato saggio Grande Punto, si scopre che costui è un «vecchietto triste che vive solo e lontano da tutti» e il suo ruolo non sembra aver alcuna funzione costruttiva per Virginia, la quale se ne torna lì da dov’è venuta, attratta dal caro vecchio stile di vita.

È giusto e morale insegnare ai bambini che «tutti, anche la più piccola delle virgole, hanno il loro scopo all’interno della storia», ma non se questo avviene perché non ci sono assolutamente altre possibilità di vita. Virginia non affronta nessun reale pericolo, nessuna reale perdita, nessuna reale crescita: il massimo dell’azione che compie è nascondersi, e anche questo non è esattamente il migliore degli insegnamenti. Non è in nessuna maniera favorito lo sviluppo della personalità, la conoscenza del sé, l’esplorazione di un mondo nuovo: se passando attraverso un’avventura Virginia avesse scelto consapevolmente di tornarsene da dov’era venuta questo sarebbe andato benissimo, ma non c’è avventura ne La virgola e il punto: qui si specifica chiaramente che siccome una qualche entità superiore (in questo caso lo Scrittore) l’ha piazzata lì, allora lì deve rimanere, punto (anzi, virgola).

Eppure sarebbe stato così facile movimentare la storia: Virginia viene scoperta dal lettore, oppure la O e la P le dimostrano che cambiando posto cambierebbe la storia, oppure lo Scrittore prova a cancellarla… ma nulla di tutto ciò accade. Virginia deve restare lì non per scelta, ma per forza. Il fatto che l’autore Giovanni Federico sia giovane, nato nel 1986, rende questo immobilismo ancora più perplimente. La scrittura prolissa e le presenza di pagine con veri e propri wall of text (fra l’altro in un carattere gioviale, ma alla lunga poco piacevole e stancante per la lettura) sono solo dettagli rispetto alla gravità del difetto principale: la (non) lezione morale.

Al contempo, però, proprio il fatto che l’autore Giovanni Federico sia giovane rende questo libro un buon punto di partenza: è fresco, inventivo e a tratti molto divertente. La carne c’è, manca il fuoco.

Disegni

Se la trama de La virgola e il punto appare migliorabile, l’aspetto grafico invece è di livello decisamente superiore. I disegni sono affidati all’unica persona coinvolta in questo libro non di origine torinese, la bolognese Erika Bertoli (che comunque torinese c’è diventata d’adozione). Ipotizzando che l’acerba qualità della scrittura di Federico dipenda dal fatto che questo è il suo primo libro per bambini, allora la buona qualità dei disegni della Bertoli dipendono proprio dal fatto che questo non è affatto il suo primo libro.

Copertine di "Oggi tocca a me" e "Dark Phantasy" illustrate da Erika Bertoli.
Due precedenti lavori di Erika Bertoli, in entrambi i casi illustrazioni per testi in prosa: a sinistra il volume Oggi tocca a me del 2013 e a destra Dark Phantasy del 2016. Già dalle copertine è evidente l’evoluzione grafica e personale dell’autrice.

Erika Bertoli si è trasferita a Torino per frequentare la locale Accademia di Belle Arti e poi è rimasta in città. Prima di ManFont aveva pubblicato con varie altre case editrici all’ombra della Mole, come Eris edizioni e Pathos Edizioni, e il passaggio di stili e temi da illustrare le ha giovato molto. Il suo tratto, benché rientri perfettamente all’interno della produzione tipica degli ex studenti di accademia, possiede una certa qual grazia probabilmente figlia di un felice incontro fra lo stile super deformed giapponese e la rotondità disneyana. Il risultato è un disegno che non presenta nulla di nuovo o eccezionale, ma che accarezza dolcemente gli occhi del lettore e in alcuni momenti raggiunge esiti molto felici, resi ancora più evidenti dalla colorazione molto sobria e tutta giocata sulle variazioni di colori primari di Federica Zancato.

Tavole de "La virgola e il punto" di Giovanni Federico, Erika Bertoli e Federica Zancato.
Le letterine escono letteralmente fuori dalla macchina da scrivere e vanno a giocare sui fogli di carta. Erika Bertoli ha disegnato un intero alfabeto con 33 personaggi a rappresentare le lettere e i segni di punteggiatura.

La virgola e il punto è un esperimento non riuscitissimo, o meglio sbilanciato fra la parte testuale e quella grafica. Essendo un bel libro colorato può comunque funzionare per i bambini come regalo (magari come strenna natalizia), ma soprattutto deve servire agli autori come pietra di paragone per migliorare: Bertoli e Zancato sono già a buon punto, Federico è un po’ indietro, ma ha buone idee e gli basta solo metterle in pratica. Quest’esperienza è andata com’è andata, adesso è ora di pensare alla prossima: il mondo e i bambini hanno sempre bisogno di belle storie!

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