Il canto dei dannati: Arte visiva e poesia
Ho il piacere di presentarvi Il canto dei dannati, una poesia illustrata, meglio definita come un graphic poem, scritta da Jason R. Forbus, scrittore e insegnante, e illustrata da Theoretical Part (o TAURO) che è l’ unione di due artisti russi, Boris e Daria Sokolovsky. L’opera è pubblicata da Ali Ribelli, una micro casa editrice nata come una fanzine dedicata all’arte nelle sue varie espressioni, quindi letteratura, arti visive, musica, durante gli anni del liceo di Forbus in collaborazione con Giorgio Franzoni, all’epoca suo compagno di classe.
Ogni strofa è accompagnata da un’immagine in stile gotico che ne evoca il messaggio. Il risultato è un’opera insolita e preziosa. A una prima lettura ho provato un brivido di piacere e così ho capito che ciò che avevo in mano aveva una grande carica espressiva, un messaggio profondo e indefinito. Le immagini sono dettagliate ed eleganti come merletti per un bel vestito, ma ciò che raccontano è inquietante. Ogni testo poetico è polisemico, ciò significa che il suo significato non può essere definito con assoluta precisione.
Più esattamente ogni poesia ha un significato di base su cui tutti generalmente concordano, ma poi al di là di esso, ogni lettore può trovare tanti altri significati, talora diversissimi tra loro, a seconda della propria sensibilità, della propria cultura e del proprio modo di porsi di fronte al testo. Così lo stesso corpo poetico dice sempre qualcosa di nuovo a chi lo legge, un qualcosa che può essere diverso da lettore a lettore.
Personalmente sono stata per diverso tempo in riflessione cercando un’interpretazione del poema. Per decifrare questo linguaggio segreto occorre rinunciare alla visione razionale, che si ferma solo alla superficie delle cose, e abbandonarsi alle sensazioni, che, nella loro essenza non razionale, mettono in comunicazione col profondo.
Questa poesia nera che suscita angoscia, ma esprime allo stesso tempo bellezza, mi ha ricordato poeti come Baudelaire e Poe. Di quest’ ultimo ho colto una similitudine nell’opera La maschera della morte rossa. Ho concluso che il messaggio è più semplice di quanto credessi.
La poesia, attraverso dei simboli (il padrone, le messi, il corvo, l’orologio), denuncia la condizione dell’ uomo moderno che è servo di un padrone, il CONSUMISMO. Rincorre bisogni materiali imprigionato in una gabbia chiamata DIPENDENZA. Snaturata la preziosità della vita, ogni uomo si perde in necessità sterili dimenticando che il TEMPO scorre in un countdown verso la MORTE.
Mi accolse il corvo sull’uscio della casa
con quel suo papillon presuntuoso
e toccò pulirsi della vita da sotto gli scarponi.