Dimensione Arcobaleno, mese del Pride 2021: UNAR e Ubuntu – intervista a Claudi Plescia
Benvenuto giugno e benvenuto mese del Pride! Per tutto questo mese Dimensione Fumetto si tingerà dei colori dell’arcobaleno… come? Nell’unico modo in cui sappiamo farlo, leggendo e proponendovi fumetti e fumettisti che affrontano tematiche LGBTQ+, inclusione, rispetto, identità e amore. Buona lettura!
Il difficile biennio 2020-2021 ha impedito a tante realtà di portare avanti le loro iniziative. Purtroppo è successo anche a Dimensione Fumetto, che ha dovuto saltare la settima edizione del suo concorso artistico d’illustrazione per non professionisti… ma torneremo! (è_é)/
In attesa dell’annuncio delle prossime attività in real life, restiamo ancora un po’ su Internet e reincontriamo una nostra cara conoscenza: Claudi Plescia, che cinque anni fa ha partecipato alla terza edizione del nostro concorso intitolata E se Dylan Dog fosse… vincendo il primo premio con un adorabile mash-up fra l’indagatore dell’incubo e Stranger Things! Claudi, devi venire a lasciare le impronte delle tue mani sul cemento fresco sotto la tua stella nella walk of fame di DF.
Se nel 2016 Claudi Plescia era ancora esordiente, oggi è a tutti gli effetti un* illustrator* professionista e noi non potremmo esserne più contenti. L’abbiamo incontrat* per una breve intervista in cui ci racconta le sue ultime attività e la sua partecipazione a un progetto a cui tiene particolarmente.
L’autore desidera ringraziare Claudi Plescia per la disponibilità.
Ciao Claudi, presentati ai nostri lettori di DF (anche se alcuni dovrebbero già conoscerti)!
Ciao! Sono Claudi e sono entrat* in rapporto con Dimensione Fumetto con un contest di illustrazione, quando qualche anno fa muovevo i primi passi nel mondo del fumetto e facevo da stagista nell’ufficio urbanistica del Comune di Ascoli Piceno. Adesso sono illustrator* e fumettista, lavoro principalmente nell’editoria per l’infanzia e mi piace moltissimo il dipartimento divulgazione a fumetti.
Come sei venut* in contatto con l’UNAR?
Quest’anno l’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) per la XVII Settimana d’azione contro il razzismo ha promosso delle iniziative di sensibilizzazione attraverso dei progetti costruiti da diverse associazioni, tra cui Arcigay e la sua Rete Donne Transfemminista. Ed è con quest’ultima che sono venut* a sapere del progetto, durante uno dei laboratori curati dalla Rete. Cercavano cinque illustrator* che potessero dar forma alle parole.
In cosa consiste il progetto Ubuntu e in cosa si è concretizzato il tuo impegno?
Il progetto Ubuntu. Per un lessico dell’integrazione (“ubuntu” è una parola in lingua swahili che significa “umanità verso gli altri” e indica quella sensazione di sentirsi parte di una grande comunità) è nato con la volontà di costruire un lessico dell’integrazione che potesse racchiudere questa sensazione. È stato un percorso strutturato in due tappe: un incontro-laboratorio sulla comunicazione non ostile a cura di Parole O_Stili, e un focus group con attivist* LGBTQIA+ di diverse provenienze geografiche. Insieme abbiamo raccolto storie e riflessioni sulla cura della scelta delle parole, in quanto strumento d’azione per la costruzione delle relazioni con l’altro e della nostra identità. Ognuna delle quindici parole emerse è stata rappresentata da un’illustrazione che la raccontasse nei suoi aspetti di accoglienza. Nelle mie tre illustrazioni-parole volevo far fiorire le storie di apertura e incontro che trasformano una realtà meno gentile in uno spazio diverso e sicuro.
Credo moltissimo nella forza della parola, come strumento che ci permette di definire una realtà e di allargarne le possibilità. Ma anche di distruggerla. Di conseguenza penso che la scelta di usare delle parole piuttosto che altre porti con sé una responsabilità non leggera e che la cura dell’espressione sia anche cura verso l’altro. Il fumetto e l’illustrazione amplificano la parola e la mescolano in un messaggio stratificato, e per me è fondamentale che quel messaggio sia non ostile, rispettoso di tutt*, e soprattutto inclusivo.
Sei attivista in qualche battaglia di giustizia sociale o comunque ce n’è qualcuna che ti sta particolarmente a cuore?
Qualche anno fa pensavo che l’attivismo non facesse per me e per la mia ansia da esposizione. Poi in un incontro un’attivista mi ha detto che puoi essere attivista anche se sei timido. Il che significava che potevo fare attivismo nel modo che mi sembrava più affine alla mia personalità, e che quindi potevo fare timido attivismo attraverso i fumetti e lasciare che le persone se ne vestissero per portare un messaggio, o ne discutessero, o trovassero un nuovo punto di vista su qualcosa per mettersi in discussione.
Cosa vuoi fare da grande, sia sul lavoro sia come persona?
Spero in futuro di disegnare fumetti ancora per un po’ e di essere una persona discretamente felice. Per ora ci sto riuscendo, dato che è appena uscito per Risma il mio volume Solo cani nel far west, un albo illustrato a fumetti di genere “canetti western” che fa avverare il mio sogno di mettere ai cani dei piccoli cappelli da cowboy!