Il treno, uno dei simboli, anzi IL simbolo del Giappone, con le sembianze dell’Unità Eva-01… un’emozione unica per poter entrare in contatto davvero con il mondo di Evangelion. DF c’era: ecco il report dal treno Shinkansen 500 TYPE EVA!
La cosa più bella del Giappone non è il sushi, non sono le geisha, non sono i sakura e non è l’incrocio di Shibuya. La cosa più bella del Giappone, e lo dichiaro senza alcun timore di smentita, sono i treni.
Non mi riferisco ai treni come oggetti fisici in sé (anche se alcuni sono effettivamente dei capolavori di tecnica e design), ma intendo la cultura del treno come idea iperuranica. In Giappone il treno riassume la bellezza del sushi, delle geisha, dei sakura e dell’incrocio di Shibuya in un’unica entità che ne presenta, esaltati al massimo, gli aspetti tecnici, estetici, morali e sociali.
Come il sushi, i treni giapponesi rispondono a standard tecnici di uniformità e omogeneità: non ci sono treni ben fatti e mal fatti, sono tutti allo stesso livello e conformi fra di loro. Anche i treni della linea Shinkansen sono tutti allo stesso livello: ne esistono varie versioni con vari nomi che impiegano più o meno tempo a percorrere una certa tratta, ma non perché vanno a velocità diverse, bensì perché fanno più o meno fermate. Sono tutti uguali e tutti eccellenti, dalla precisione con cui è costruito il binario perfettamente a filo con il gradino d’ingresso, fino alla dotazione del bagno (che spesso non include lo specchio: è fuori, così non si fa perdere tempo agli altri che stanno aspettando in fila).
Come le geisha, la qualità visiva non è meno importante della performance. Certo il treno funziona benissimo, ma quello che impressiona di più il viaggiatore è come il vagone si fermi al centimetro esatto per far collimare la porta con la giusta mattonella sulla piattaforma della stazione. C’è poi uno spettacolo che il viaggiatore comune, e soprattutto lo straniero non vedono quasi mai: il balletto dei ferrovieri. Ogni volta che un treno arriva o parte ci sono dei gesti convenzionali svolti con le mani dal personale di terra e a bordo per controllare che tutto vada bene, sembrano un po’ i movimenti dei marinai quando eseguono i codici nautici con le bandierine, ed è a suo modo bellissimo.
Come i sakura, i treni sono dappertutto. Il sistema ferroviario giapponese è il risultato di una visione generale molto forte e molto prolungata nel tempo che mette al primo posto la mobilità delle persone e al secondo posto tutto il resto, costi economici inclusi: la rete ferroviaria giapponese è capillare come quella dei bus in Italia, raggiunge le più sperdute località di campagna e rappresenta il segno della presenza della civilizzazione in un posto e in qualche modo l’inizio di una nuova vita, come i sakura. La loro struttura è composta da canali principali (le linee Shinkansen) da cui si dipartono reti locali e sotto-locali che attraversano le campagne: una struttura ad albero, come i sakura.
Come l’incrocio di Shibuya, i treni mettono in comunicazione e in contatto le persone. Sembra una banalità dato che è lo scopo dei treni, ma sarà la campagna pubblicitaria, sarà la presenza di linee lunghissime che avvicinano territori molto diversi, sarà il fatto che i giapponesi abbinano mentalmente i treni al “viaggio per tornare a casa” (ovvero al paesello di campagna abbandonato per andare a Tokyo/grande città, aka la storia della vita del 90% della popolazione locale), sarà che è estremamente tipico mangiare sul treno il che lo rende un ambiente in qualche modo domestico e personale, sarà appunto la capillarità del servizio, ma c’è qualcosa nella ferrovia giapponese che dà la precisa sensazione che le linee ferrate non uniscano le città, bensì le persone.
I treni sono probabilmente il massimo orgoglio della civiltà giapponese contemporanea. Non sono solo e non sono tanto i mezzi di trasporto in sé, sono la rappresentazione fisica ultima e tangibile di un modo più generale di intendere la società, il sistema-Paese, lo stile di vita, il futuro e anche e soprattutto la cultura popolare. Il treno che funziona è la rappresentazione metaforica della società che funziona. A scanso di equivoci, specifico che con «il treno che funziona» non intendo il risultato del lavoro di un’élite politica o del controllo militare del sistema ferroviario, ma bensì esattamente quello che ho scritto: la rappresentazione metaforica. Il treno è un mezzo plurale che porta tutti, giovani e vecchi, uomini e donne, ricchi e poveri; il treno funziona grazie al lavoro di una squadra enorme e non del singolo, che conta per far funzionare l’ingranaggio, ma da solo non vale più di tutti gli altri singoli; il treno rispetta delle regole di orario precise e non può modificarle, perché il favore verso un singolo ritardatario comporta lo sfavore verso tutti gli altri.
Questa parificazione sociale, lavorativa ed educativa è la base della civiltà giapponese, che ha tantissimi difetti, ma non quello di avere una società disgregata e ferita da odi sociali interni, anzi l’esatto contrario.
Il parallelismo treno che funziona = società che funziona viene inculcato nella testa dei giapponesi fin da quando sono bambini grazie all’ampissima promozione che viene fatta alle ferrovie tramite giocattoli, libri e canzoni.
A dimostrazione dell’importanza cruciale dei treni nella società giapponese c’è l’enorme quantità di opere di intrattenimento incentrate sull’idea romantica di ferrovia. Sono troppe, basti qui citarne tre particolarmente diverse fra loro: il libro Una notte sul treno della Via Lattea di Kenji Miyazawa, il film 1999 nen no natsu yasumi di Shusuke Kaneko, e il videogioco Densha de GO! A questi titoli si aggiunge per singolarità della vicenda la storia vera nonché leggenda di Internet Train Man, che è stata traslata su vari media.
È ormai chiaro che i giapponesi amano la loro ferrovia, e per celebrarla degnamente gli hanno dedicato ben 98 (novantotto!) strutture fra musei, gallerie, centri studi, parchi e spazi ricreativi di varia natura tutti dedicati ai treni, gli ultimi dei quali in ordine di tempo sono il Museo per lo studio dei treni di Tsuyama (Okayama) e il Museo della ferrovia di Kyoto (Kyoto), entrambi aperti nel 2016.
Quindi il Giappone è il Paese dei treni, ma se è vero anche che il Giappone è il Paese dei fumetti, non collimeranno mai questi due aspetti così forti per la cultura popolare locale? Ma certo che sì, spessissimo e da decenni. Fra i tantissimi titoli basati, ambientati o contenenti riferimenti alla ferrovia, basti citarne tre in cui al centro della loro narrazione c’è proprio la fortissima presenza fisica e metaforica dei treni: Galaxy Express 999, La città incantata e 5 cm al secondo (ma avrei potuto citare un qualunque altro titolo di Makoto Shinkai e sarebbe andato bene lo stesso).
Eppure, il massimo momento di comunione mistica fra i treni e i fumetti si è avuto a partire dal 7 novembre 2015, quando in occasione delle celebrazioni per il 40esimo anniversario della tratta San’you Shinkansen (da Osaka verso sud) e il 20esimo anniversario di Neon Genesis Evangelion, questi due miti si sono uniti in un solo corpo e una sola anima per dare vita al treno 500 TYPE EVA. Il risultato è così sconcertante che chiunque l’abbia visto passare in stazione, giapponese o meno, fan dei treni o meno, fan di Evangelion o meno, non ha potuto evitare di girarsi a restare a guardarlo incredulo, magari facendogli anche una foto.
Il punto non è tanto il fatto che sia un treno dipinto come l’Unità Eva-01 (per quanto la palette cromatica viola-verde-arancione-nero sia impressionante, lo era nel 1995 e lo è tutt’ora), anche perché di operazioni pubblicitarie su mezzi di trasporto ne sono state fatte da ben prima e di ben più grandiose, fino a dipingere interi aerei. Il punto è che l’unione fra il treno Shinkansen ed Evangelion è enormemente piena di senso. Il 500 TYPE EVA non è solo forma, è soprattutto contenuto.
L’arrivo alle stazioni è segnalato, come sempre sui treni Shinkansen, da una musichina e la voce guida che ringrazia i signori viaggiatori e li istruisce su cambi e altre informazioni. Sul 500 TYPE EVA però anche questo dettaglio è curato: la musichina è Zankoku na tenshi no these e la voce guida è quella di Kaworu Nagisa (interpretato dal doppiatore Akira Ishida) che con tono quantomai languido annuncia la stazione, sussurra ai viaggiatori di stare attenti a non smarrire oggetti, e conclude seducente con un «Ci incontreremo ancora» sempre apprezzatissimo dagli Eva-fan presenti a bordo.
Purtroppo però non sarà possibile incontrare ancora Kaworu per molto: il 500 TYPE EVA correrà sulla sua tratta Shin-Osaka~Hakata solo fino al prossimo 13 maggio dopo due anni e mezzo di onoratissimo servizio, e sarà celebrato solo fino al prossimo 6 maggio con una mostra speciale presso il Museo della ferrovia di Kyoto. Oltre al danno la beffa: dopo Evangelion, da quest’estate il Serie 500 verrà riallestito a tema Hello Kitty. Nel frattempo, l’emozione continua… viaggiando in treno!
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