20 cose (di cui forse non vi importava niente) su Spider Man! – Parte 1, (1-5)

Benvenuti alla nuova rubrica, sfacciatamente copiata, 20 cose (di cui forse non vi importava niente) su… Esordiamo con l’eroe per eccellenza, che hanno provato a venderci come il ragazzo con cui tutti si potevano identificare, nonostante fosse capace di realizzare complicate e rivoluzionarie invenzioni nella sua stanzetta con 4 soldi, nonostante si fidanzasse con supermodelle e ladre statuarie, nonostante fosse un fotografo di fama…

Spider Man!

1595852-spiderman

Che chiameremo Spider-Man soltanto perché, nel documentarci per questi articoli, abbiamo letto un fracco di interviste, articoli e libri in lingua originale. Pronti a partire?

1- Sulla creazione di Spider-Man se ne sono sentite di tutti i colori: Stan Lee dice Stan Lee, Steve Ditko dice Steve Ditko, finché un giorno Jack Kirby ha detto Jack Kirby. La questione è difficilissima da dipanare perché Lee è arcinoto per essere un po’ rintontito dall’età, e in ogni intervista dice una cosa diversa; il secondo non rilascia interviste, vive da recluso e non gliene può fregare di meno; il terzo è morto. Quella che segue è la versione più probabile dopo un lavoro di documentazione che mi è costato quasi il divorzio.

Dopo la creazione di Fantastic Four alla Marvel ci si rese conto che i supereroi tiravano, e Stan Lee si mise sotto a crearne di nuovi. All’epoca la Marvel non poteva lanciare nuove serie a causa di un accordo distributivo fatto con i piedi, così si decise di prendere le tre testate antologiche Journey into Mistery, Amazing Fantasy e Tales to Astonish e metterci dentro un supereroe nuovo di zecca. Alla prima e alla terza toccarono Thor e Ant Man; per la seconda, invece, a Stan Lee venne in mente di creare qualcosa che riguardasse i ragni. Come era solito fare a quell’epoca, chiese a Kirby di occuparsi del lato grafico, e da lì lui avrebbe sviluppato un background adatto (era praticamente il modo di lavorare alla Marvel, e tale rimase per decenni).

Kirby aveva pronto un vecchio personaggio chiamato Spider-Man che aveva discusso nel 1959 con Joe Simon, con il quale aveva ideato Capitan America. Questo tizio era poi diventato un supereroe chiamato The Fly, che trovò scarsa fortuna nelle edicole.

Adventures_of_the_Fly_no_1

Così iniziò a buttare giù cinque pagine della storia delle origini. Secondo Ditko, la storia parlava di questo nerboruto giovanotto che viveva con una vecchia zia e uno zio poliziotto in pensione, “il tipo simile al generale Ross”. Il suo vicino di casa, invece, era uno scienziato che conduceva strani esperimenti. In una splash-page, si vedeva l’eroe in costume. Si sa che utilizzava una pistola spara-ragnatele. Ecco come Ditko ricorda la cosa:

17jcpbcc4cm21jpg

Effettivamente la cosa non piacque affatto a Stan Lee, che aveva chiesto un ragazzo mingherlino e timido. Così portò quelle cinque tavole a Ditko, dicendogli di lavorarci sopra: tutto quel che segue, compreso il costume, fu opera sua e di Lee. A Kirby quindi dobbiamo probabilmente zia May. Argh.

2- Epperò la copertina del numero quindici di Amazing Fantasy, cioè la prima copertina della storia a rappresentare Spiderman, è stata disegnata da Kirby in persona, e inchiostrata da Ditko.

Amazing_Fantasy_Vol_1_15

Il fatto è che Kirby non soltanto disegnava le sue serie, ma dava lezioni a tutti su come si doveva lavorare. Potevi essere anche John Buscema ma Stan Lee, non appena arrivavi, ti diceva “vai da Kirby e fatti dire come devi fare”. E se Kirby poco poco non c’era, allora Lee ti metteva in mano un albo del Re e ti diceva “copia”. Sulle copertine Lee poi era particolarmente sensibile. Infatti Ditko una copertina l’aveva disegnata, ma a Lee non era andata bene.

amazing-fantasy-15-cover

A me pare migliore quella di Ditko, ma probabilmente è colpa del mio occhio smaliziato del senno di poi. La copertina di Kirby, in effetti, riesce a suscitare di più una reazione del tipo “chi è quel giovanotto indisponente con la ragnatela scoppiettante che disturba la mia pubblica quiete!” In ogni caso bisogna dire che Kirby aveva dei grossi problemi a disegnare il costume di Spiderman, come si vede in quest’altra copertina.

d1de37ed13040ae7bb15c3324402115e

 

3- Quella di Steve Ditko è una figura avvolta nella leggenda. Taciturno e solitario, di lui si sa con certezza che è un fervente seguace di una filosofia molto particolare, l’Oggettivismo. Da conoscitore della materia posso affermare che si tratta di una sorta di ibrido mostruoso tra Nietsche, Carnap ed il Neopositivismo, e questo non è un complimento. L’etica di questo gruppo di pensatori, capitanato dalla fondatrice, la scrittrice russo-americana Any Rand, sfocia in uno spiccato individualismo, per cui ogni persona ha come unico scopo nella vita la persecuzione dei propri scopi, e l’unico vero dovere che un uomo ha verso l’umanità è il proprio lavoro. Ditko ancora oggi conduce una vita appartata e tutta dedita al proprio lavoro, senza scendere a compromessi.

Per l’Oggettivismo non importa se la tua vita diventa un inferno, tutto ciò che conta è fare la cosa che ritieni giusta.

Non vi ricorda qualcosa?

In effetti il primo Peter Parker, quello di Ditko, era un ragazzo che tentava di fare la cosa giusta nonostante ciò lo rendesse un paria della società. E quando diciamo paria, intendiamo quello che diciamo! Se si osservano bene i disegni di Ditko, vediamo un Parker quasi mai sorridente, sottile, quasi emaciato, non empatico. Lee stendeva sui disegni dei testi che smussavano molto questo aspetto del carattere di Peter.

amazingfspiderman7ditko547.jpg~320x480
Con i suoi testi Lee trasforma un Peter Parker pieno di disprezzo in uno preoccupato di non far del male agli altri.

 

steveditko-asm-05
Flash Thompson è in pericolo di vita e a Peter la cosa non sembra dispiacere affatto

 

Emblematica (e famosa) è la scena in cui Peter incontra dei manifestanti al campus e li tratta come se fosse stato morso da una Santanchè radioattiva.

politics-01
Notare la simpatica espressione del volto mentre Peter dice “Meglio che me ne vada, prima di dargli io qualcosa per cui protestare!”

Allora la domanda nasce spontanea: come è possibile che questo antipatico reazionario sia diventato l’idolo delle folle giovanili, in quello scorcio di fine anni ’60? La risposta è molto più semplice di quello che crediamo. Ed è: Stan Lee+Steve Ditko. La combinazione delle sensibilità artistiche di questi due personaggi e il loro metodo di collaborazione (in sostanza, Ditko disegnava le storie senza chiedere niente a nessuno, soprattutto nell’ultima fase, e Lee metteva i dialoghi) riuscì a creare un’alchimia unica. Peter Parker è ancora oggi quel personaggio unico nel suo genere proprio perché è sempre stato solo contro il mondo, funestato da tragedie personali che mai e poi mai però hanno intaccato il suo desiderio di fare il bene; e questo era il Peter Parker di Ditko.

Per Ditko Peter non avremme mai potuto essere davvero felice a causa dei suoi doveri come Spider Man
Per Ditko Peter non avrebbe mai potuto essere davvero felice a causa dei suoi doveri come Spider-Man

Ma poi lo amiamo perché, di fronte a queste tragedie, è sempre stato in grado di sparare battute, di regalarci un sorriso, di preoccuparsi per gli altri. E questo è il Peter Parker di Stan Lee.

4- Ma allora, perché diamine Ditko decise, di punto in bianco, di abbandonare la serie con il numero 38?

La vulgata vuole che la decisione nascesse dalla divergenza creativa sorta in seguito alla decisione di fare di Norman Osborn l’uomo che si celava dietro la maschera del Green Goblin. Oggi però questa teoria ha poco credito. Le divergenze sulla direzione che le storie avrebbero dovuto avere erano all’ordine del giorno: si dice che Ditko fosse contrario a far diplomare Peter, ad esempio.

Qualcuno ipotizza si trattasse di una questione di denaro. Se è vero che Martin Goodman, l’allora editore e proprietario della Marvel, era noto per essere un gran pitocco, al punto da far borbottare più di un autore, è anche vero che Ditko prendeva circa 30$ a pagina, il che, fatto un calcolo della serva, fa circa 10000$ l’anno. Al netto dell’inflazione, sono circa 82000$ attuali: non proprio uno stipendio da fame! Inoltre, passando alla Charlton di Dick Giordano, Ditko percepì uno stipendio più o meno simile.

Nel suo saggio A mini history: some background, Ditko scrive: «Io so perché ho lasciato la Marvel, ma nessun altro in questo universo lo sa. Potrebbe essere di moderato interesse sapere che Stan Lee scelse di non sapere, né di ascoltare, il perché lasciai». Il che ci lascia capire come la decisione avesse a che fare, in ogni caso, con Stan Lee.

La verità, probabilmente, è che i due non riuscissero più a lavorare insieme. La personalità di Lee era troppo strabordante e Ditko non era affatto un tipo semplice da accontentare.

Steve_Ditko

Per fare un esempio di che tipo è Ditko, vi racconterò di quando Jim Shooter, appena diventato EIC della Marvel, decise di riportarlo a casa.

Ditko mise le mani avanti rifiutandosi di occuparsi sia di Spider-Man che del Dr Strange. Si rifiutò anche di avere a che fare con supereroi “flawed”, dubbiosi, insicuri, in altre parole, Marvel. Si dimostrò disponibile a fare qualcosa per ROM the Spaceknight e i fumetti sul Wrestling! Fece quindi ROM, Machine Man e altra roba, finché Shooter non si armò di santa pazienza e gli propose un supereroe tutto suo, da creare ex-novo.

“Voleva un personaggio che non fosse stato morso da un qualcosa radioattivo, o da un altro pianeta, o cui fossero state iniettate sostanze chimiche. Qualsiasi cosa avesse fatto di speciale, voleva che fosse il risultato dei suoi propri sforzi, dei suoi pensieri. Se potenziato, potenziato in qualche modo nuovo, innovativo di cui lui stesso era autore. E perché doveva essere sempre un ragazzo? Perché no non uomo più anziano? Steve non voleva nemmeno un altro tipo nerboruto. Niente magione, niente Batmobile, niente costumi. E nemmeno un nome ufficiale da supereroe. Un nome reale, da persona vera- anche se avrebbe permesso che altri che non sapevano il suo nome civile lo chiamassero con qualche appellativo drammatico.”

Shooter ci pensò su e se ne uscì con Michael Alexander, un quarantacinquenne che ha speso una vita a superare i limiti umani. Ora può vedere il substrato quantico della realtà – il panorama dell’Id- che sta sotto al mondo reale. Combatte i poteri malvagi di questo mondo, che lo chiamano Glare o Glint. I buoni lo chiamano la Luce.

La reazione di Ditko? Non andava bene, troppo platonico, mentre lui era un aristotelico (cioè non credeva in alcun mondo oltre il nostro).

Fine. A questo punto non è tanto sorprendente che Ditko abbia lasciato Spider-Man, quanto piuttosto che sia durato 38 numeri!

4.1 Questo c’entra poco con Spiderman ma ve lo diciamo lo stesso. Shooter, che non era uno che buttava via niente, creò anni dopo un personaggio che, a parte le origini segrete, prendeva molto dalla richiesta iniziale di Ditko.

250px-Star_Brand_1

Starbrand tra l’altro era la serie di punta del progetto New Universe. Indovinate chi creò un personaggio che doveva far parte di questo universo? Steve Ditko. E guardate di chi stiamo parlando:

6dbb428a40270e30f2e1af2488e02fa3.jpg

Poi il New Universe chiuse prima che Ditko potesse ultimare il primo numero, e così divenne parte del Marvel Universe. La serie però durò soltanto 12 numeri.

5- Ecco come la Marvel annunciò la partenza di Ditko sulla pagina della posta di Amazing Spiderman 38:

spidey38-letters

“Jazzy Jhonny Romita” sarebbe diventato il nuovo disegnatore di Spider-Man, per portarlo in una nuova “Marcia Marvel verso la Grandezza!” Peccato che Jazzy John non volesse proprio saperne di Spider-Man!

Romita era da sette numeri disegnatore di Daredevil, serie che adorava particolarmente. D’altra parte, per Stan Lee, Romita era quello delle patate bollenti: quando Kirby mollò Capitan America, a chi credete che Lee avesse pensato per sostituirlo?

Non solo, ma a Romita Spider-Man non piaceva nemmeno. Come disse in un’intervista del 2002 a Comics Book Artist:

“La mia prima impressione di Spider-Man fu che era una sorta di Clark Kent con gli occhiali. Dissi a Stan: Questo sarebbe il tuo secondo albo per vendite? Non posso crederci!”

Che ci credesse o no, Stan aveva ormai deciso, ma prima di dargli l’incarico decise di tendergli un trappolone: così, nel numero 17 di Daredevil gli apparecchiò un’ospitata strategica.

Daredevil_Vol_1_17Appurato che sapeva disegnare il costume di Spider-Man (e non è facile, considerando che la cosa aveva creato fior di problemi pure a Kirby), il lavoro fu suo.

Romita lasciò Daredevil a malincuore ma sorretto dal pensiero che ci sarebbe tornato presto: era infatti convinto che l’addio di Ditko non sarebbe durato. Per questo voleva rendere il cambiamento più indolore possibile, e si mise a studiare gli albi di Amazing per essere più Ditkiano possibile. I primi albi non gli piacquero: trovò il tratto troppo scarno e i personaggi troppo semplicistici! Ma intorno al ventesimo numero cambiò idea, facendosi conquistare dal personaggio.

Lee, intanto, cambiò modo di lavorare, prendendo il controllo degli script oltre che dei dialoghi. Romita, dopo un paio di numeri, capì che Ditko non sarebbe tornato e quindi si appropriò dell’albo. I personaggi femminili esplosero, e Peter divenne molto meno scontroso. Basti guardare il confronto con queste due vignette, la prima presa dal n. 38 e la seconda dal 39, per capire il cambio di direzione!

ditko-after-ditko 1
Numero 38: Gwen Stacy vede Harry e Flash, i due membri del club “Odiamo Peter Parker”!
Numero 39:
Numero 39: “Ricorda Flash, abbiamo deciso tutti di comportarci in modo amichevole con lui!” Notate come Gwen sia vestita con lo stesso identico vestito da suora laica di Ditko

 

(1-continua)

Nota: le fonti da cui sono tratte le notizie per questi articoli sono troppe per essere elencate minuziosamente. Principalmente ho utilizzato svariate interviste pubblicate su riviste come The Comics Journal, Comic Collector, Back Issue; su siti come Comic Book Resources, Newsarama, BleedingCool; e svariati blog tra cui Dial B for Blog, The Ben Reilly Tribute, Spiderfan.org; e infine libri come Marvel, una storia di eroi e supereroi di Sean Howe e pubblicato in Italia da Panini.

Ci tengo inoltre a citare una fonte preziosissima per chiunque voglia scrivere articoli di approfondimento sui comics in Italia, ovvero l’archivio di ComicsBox.

Francesco Pone

Francesco Pone legge fumetti da troppo tempo. La sua principale occupazione è tentare di far servire a qualcosa la sua laurea in filosofia.

Commenta !

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi